Chicago in tre giorni: cosa non perdersi

Finalmente riesco a realizzare uno dei miei sogni americani! Chicago in tre giorni è il mio obiettivo per festeggiare 8 mesi negli States.

Da sempre una delle tappe più ambite, non ha deluso le aspettative. Neanche le temperature polari sono riuscite a fermarmi dall’abbracciare colonne e saltellare in continuazione. Già dal viaggio in metropolitana dall’aeroporto al centro, non sono riuscita a scollare gli occhi dai finestrini, ammirando il progressivo cambio del paesaggio, dall’industria, alla periferia, fino ai miei tanto amati edifici in mattoni che celano meravigliosi loft industrial style.

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Non riesco a non tenere lo sguardo verso il cielo, verso la punta dei grattacieli che si ergono sulla città; ed è così che la vedo, la Willis Tower è li che mi aspetta. Coi suoi 103 piani è stato fino al 1998 l’edificio più alto al mondo, grazie all’ingegneristica di Graham, Khan, Skidmore, Owings & Merril. Sessanta secondi per salire al livello panoramico, il famoso Skydeck, e per raggiungere la sensazione di aver conquistato una delle più belle vette del pianeta.

Il sole riflette sulle superfici di vetro, riscaldando la mia pelle e sciogliendo la coltre di ghiaccio che spesso si forma sul mio cuore. Sono senza parole; vedere le città dall’alto è una delle cose che più mi emoziona. Solo la discesa riesce a staccarmi da quel limbo che tanto mi piaceva.

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L’architettura del tour Chicago in tre giorni

Chicago è così, ogni passo che fai trovi un palazzo, un’abitazione o un’università progettata da un’istituzione che ha fatto la storia dell’architettura. Un momento ti trovi davanti alla Crown Hall di Mies Van der Rohe e quello dopo alla Robie House di Frank Lloyd Wright, il tutto passando per il BP Bridge di Frank Gehry. E’ un susseguirsi di emozioni, il toccare i materiali utilizzati, l’entrare nella facoltà di architettura circondata da modellini in poliplat, il vedere cosa può creare la mente dell’uomo.

Ma Chicago non è solo magia architettonica, è anche cibo, buon cibo, a piccoli prezzi. Ne è l’esempio il ristorante Avec, consigliato da Anthony Bourdain e approvato in prima persona da me. Parola chiave: condivisione; un’unica tavolata in legno percorre lo stretto e lungo spazio del locale, dove ogni persona può interagire con gli altri commensali in un’atmosfera rilassata e conviviale. Cibo di stampo mediterraneo con ingredienti ricercati e lavorati con passione, fanno scalare ad Avec la lista dei ristoranti migliori che abbia mai provato, facendogli conquistare un netto primo posto.

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Passeggio per la città, provando donuts, parlando coi locali e scoprendo gemme segrete; ma lo sorpresa più grande arriva quando trovo lei, Windy, una piccola tartaruga scolpita nella pietra che porta un messaggio con se:

‘Quando avrai trovato il tuo equilibrio interiore, riportami dove mi hai trovata, in modo che possa aiutare qualcun altro in questa missione’

Non bastava aver trovato la versione inglese del libro ‘Mangia, prega, ama’ ai piedi dell’Illinois Institute of Technology, ora anche la ricerca interiore. E poi non dite che Chicago non è la mia città!

Il viaggio è stato breve, due giorni sono pochi per viversi Chicago, ma a me sono bastati per farmi capire che se mai dovessi vivere negli Stati Uniti, Lei sarebbe la mia città, quella con cui entrerei in simbiosi e vivrei in ogni suo aspetto.

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P.S. Ma lo sapete che Chicago viene chiamata Windy City, non per il vento, ma per i suoi politici? Grazie al loro stile da ‘spettatori sportivi’ che parlano ‘blowing a lot of wind’.



2 thoughts on “Chicago in tre giorni: cosa non perdersi”

  • Ciao Patti,
    È bello sapere che hai trovato in Chicago la tua città ideale.
    Certo nonostante la tya passione per la cucina, tu le città le vivi con la tua seconda anima, quella dell’architetto.
    Un abbraccio da me e dalla zia, in attesa di poterti riabbracciare davvero a fine estate. Baci.
    Luisa

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