Questo è un estratto del racconto che allego in pdf; perchè il Cammino Inglese di Santiago è qualcosa che non si può raccontare in poche parole, anche se ci provi, alla fine ti trovi ad aver scritto la Divina Commedia. Spero di allietarvi con qualche pagina e di trasmettervi anche solo una parte di quello che quest’esperienza è stata per me.
Siamo a metà 2019, sono in Valle d’Aosta per la stagione estiva, in un momento di pausa tra un’infornata e un risotto da mantecare, prendo in mano la mia Bucket List. Scorro i punti e mi soffermo su uno in particolare: il Cammino di Santiago.
L’inizio del Cammino Inglese
Inizio la ‘passeggiata’ sotto la pioggia, con la mia credenziale in mano, il passaporto dei Pellegrini, sulla quale ogni giorno mi faccio porre il ‘sello’, il timbro che alla fine mi consentirà di ricevere la Compostela. Il paesaggio muta in continuazione, e dalla città si passa alla natura, quella natura dove gli alberi di eucalipto ti inebriano con il loro profumo e ti accompagnano con la melodia creata in duetto con il vento. Mi fermo per sgranocchiare qualcosa e per riempire la mia borraccia, quando qualcuno decide di unirsi a me; si chiama Patrick, Paddy per gli amici (è proprio questo che saremmo diventati), arriva dall’Irlanda e non esita un attimo nel raccontarmi la sua storia.
Le tappe si susseguono
Pontedeume è ora vicina e nonostante il clima fresco, non posso rinunciare a un’Estrella de Galicia, la birra dei viandanti e a qualche tapas. Oggi è Luigi a regalarmi i sorrisi che mi servono per non pensare al mal di piedi, lui che sta facendo il Cammino Inglese perché si era innamorato di quello Francese e che con il suo accento barese, riesce a strappare risate anche agli stranieri. Già, perché è anche questo, andare a bere qualcosa in tre e trovarsi a fine serata in una tavolata da venti persone dove si parlano cinque lingue diverse, ma tutti si capiscono ugualmente.
Ad un certo punto mi sento un po’ come Petrus, che nel libro di Paulo Coelho fa da guida allo scrittore lungo il pellegrinaggio; e con una tappa di distanza mi trovo a fare da mentore a Nino, ragazzo italiano che, un po’ come me, ancora non sa bene perché lo stia facendo, ma che ha tutta la forza di portare a termine questa missione.
Le Nebbie di Avalon
Il penultimo giorno, il gruppo decide di tirare le somme e c’è chi sceglie di compiere gli ultimi chilometri in solitudine; io sono tra questi. Il paesaggio di questa mattina è fatato: una nebbiolina lambisce ogni superficie della collina quasi come se nascondesse il regno di Avalon, e io mi perdo a viaggiare con la mente nel tempo; chissà quanti viandanti sono passati li prima di me, con le loro storie, i loro problemi e la loro voglia di riscattarsi. Perché alla fine il Cammino è anche questo, un riscatto verso chi non ha mai creduto in noi, chi ci diceva che non ce l’avremmo fatta, ma soprattutto verso noi stessi; è la prova che possiamo fare ciò che vogliamo della nostra vita, che ne abbiamo la volontà e le forze.
La fine del percorso
Mancano pochissimi chilometri alla Cattedrale e sento l’emozione crescere sempre di più. Con la canzone ‘The Way’ di Tyler Bates nelle orecchie, mi addentro tra le vie della città; è un vociare felice di persone che sono arrivate alla fine del loro percorso, ma sanno benissimo che in realtà è solo un inizio, l’inizio di un nuovo modo di vedere la vita con le sue gioie e con i suoi problemi, ma ora sanno che potranno affrontarla a testa alta.
Ho sempre viaggiato da sola, ma alla fine di questa esperienza ho trovato una famiglia; ho per la prima volta nella mia vita condiviso qualcosa, non mi sono tenuta tutto dentro. Forse è proprio questo il motivo per cui ho intrapreso il Cammino, per imparare a vivere momenti con altre anime, a scherzare insieme, a sfogarsi, a passeggiare fianco a fianco stando solo in silenzio.
Il ritiro della Compostela
La lunga fila per il ritiro della Compostela, il certificato che attesta il compimento del Cammino Inglese di Santiago. Una volta tra le mie mani, ripenso alla mia laurea, a quel ‘pezzo di carta’ che diceva che ero diventata un architetto. Poi guardo questo nuovo ‘pezzo di carta’ e capisco che dice molto di più di quanto ci sia scritto. Dice che ho appena aperto un nuovo libro della mia vita, che sto scrivendo nuovi capitoli, dove io sono più forte, più consapevole e pronta a conquistarmi i miei sogni, dove io sono la protagonista.
Forse pellegrini si nasce, certo è che una volta che conosci questa realtà, è impossibile abbandonarla. Sono in aeroporto dove mi aspetta un’altra notte in sacco a pelo, stavolta in compagnia di un viandante insolito, non ho ancora capito perché abbia fatto il Cammino Inglese di Santiago, ma so che ha reso speciale il mio. Saliamo sull’aereo e il nostro viaggio è silenzioso; tanti pensieri, progetti, ricordi vengono a galla tutti insieme. Ci salutiamo, e forse questo è il saluto che fa più male, ma anche lui mi ha insegnato tanto e non posso fare altro che ringraziarlo.
Buen Camino.