Aprendo Wikipedia si ha questa definizione per la casalinga di Voghera:
è un’espressione idiomatica del lessico giornalistico, con cui s’intende indicare un’immaginaria casalinga della piccola provincia, la cui figura rappresenta uno stereotipo della fascia della popolazione italiana piccolo-borghese del secondo dopoguerra, con un grado di scolarità particolarmente basso e con un’occupazione non presente o di livello umile.
Si sente spesso questo termine anche nel linguaggio moderno, anche se non se ne conoscono bene le origini. Partiamo dalle basi: Voghera è una cittadina della provincia di Pavia, situata nel territorio delle Quattro Province. Conosciuta per i peperoni, per il castello visconteo e, a quanto pare, per le casalinghe. Ma che cos’ha di diverso la casalinga di Voghera dalle altre?
Alle origini del mito della casalinga di Voghera
A vederla oggi quest’espressione può quasi rivelarsi sessista, simbolo di uno stereotipo che da anni ha ormai abbandonato la mentalità collettiva. La prima casalinga in questione è Carolina Invernizio e l’anno è il 1851. All’epoca la società era ancora molto maschilista e lei, amante della poesia e della scrittura, si sentiva stretta in quelle vesti che le erano state imposte.
Quando scrisse un articolo nel giornalino scolastico rischiò addirittura l’espulsione da scuola. Non fu certo questo a scoraggiare Carolina che, nel 1898, vide pubblicato il suo primo romanzo: Rina o l’angelo delle Alpi. Da quel momento la sua carriera fu spianata e divenne un’autrice di rilevanza nazionale. Tutto questo clamore la rese oggetto di discriminazioni. Persino Gramsci la definì ‘onesta gallina della letteratura popolare’.
La casalinga di Voghera nasce in questo contesto, ma solo nel secondo dopoguerra diventa un termine largamente utilizzato, tanto da finire in televisione. Negli anni ’60, dopo il censimento eseguito dalla Rai per verificare il grado di istruzione e di comprensione della lingua italiana, Pavia, in particolare Voghera, risultò in fondo alla classifica.
Come è cambiata l’espressione nel tempo
Le casalinghe di Voghera del giorno d’oggi si sono ribellate a questa accezione negativa e l’hanno fatto nel migliore dei modi: cucinando e mantenendo vive le tradizioni locali. Nel 1996 nasce l’associazione ‘Le Casalinghe di Voghera’ e, qualche anno dopo esce il libro Vecchia Voghera in Tavola. Nel 1999 viene indetto il concorso ‘La cucina che non c’è più’, da cui è poi stato tratto il libro sopracitato. La partecipazione è stata molto sentita e sono pervenute alla giuria più di cento ricette.
Grazie alla presidentessa Paola Zanin, nel corso degli anni si sono susseguite molte attività e incontri come. A tavola con le grandi donne della storia e Erano mestieri da uomo. Non solo, le casalinghe di Voghera hanno fornito un pulmino all’Auser locale per il trasporto delle persone anziane. A completare il tutto come una sorta di ciliegina sulla torta è stata la partecipazione all’Expo di Milano accanto al pluristellato Chef Davide Oldani per parlare dei formaggi made in Italy.
Una rivalsa a tema culinario che ha dato un nuovo valore alla casalinga e ha anche dato una mano a salvaguardare una tradizione gastronomica molto radicata sul territorio. Quello che è sempre stata vista come un’espressione che sminuisce le donne, ha conferito il giusto ricordo a Carolina, donna di successo e che con passione ha raggiunto i propri obiettivi.
Statue, film e molto altro
La casalinga di Voghera è stata oggetto di molte opere artistiche. La statua, ora andata perduta e nascosta, è stata realizzata nel 2006, quando la casalinga è apparsa nel programma Rai ‘Il treno dei desideri’.
Nanni Moretti ne ha fatto il personaggio di un film negli anni ’80. La casalinga, in questo caso, è il simbolo di quella fetta di popolazione che non comprende le pellicole più elitarie e intellettuali.
Sono molte le testimonianze che indicano la casalinga di Voghera come qualcosa di negativo e offensivo. Fortunatamente oggi proteggono la cucina vogherese e ne portano alto il nome. W LE CASALINGHE DI VOGHERA!