I ciccioli sono sempre stati una grande fonte di sostentamento per le famiglie contadine del territorio delle Quattro Province. I ciccioli si preparano dalla lavorazione del grasso di maiale che viene fatto sciogliere in una pentola con una piccola quantità di acqua e sale grosso. Da questa lunga preparazione si ricavava persino il grasso per preparare i marubei, le frittelle. Con i pezzettini più piccoli, invece, si preparava la focaccia, la famosa chisola coi grasei.
Indiscutibilmente la chisola è un prodotto molto saporito della panificazione locale. Si tratta di una specialità piacentina, in particolare del comune di Borgonovo, in Val Tidone, ma che è possibile trovare in tutto il territorio delle Quattro Province. Una base costituita da ingredienti poveri come l’acqua e la farina, arricchita con i grasei, in dialetto piacentino, graton in dialetto pavese. Viene sempre consigliato il consumo caldo, appena tirata fuori dal forno, infatti, riesce a dare il meglio di sé.
Oggi è riuscita a conquistare la Denominazione Comunale di Origine e viene venduta nelle panetterie locali. C’è chi la consuma in purezza e chi, non contento della sfarzosità del prodotto, la farcisce con formaggi e salumi. Fatto sta che anche Federico Barbarossa e il suo esercito la apprezzarono molto quando passarono da queste parti nel 1155. Questo fatto è accompagnato da una leggenda. Pare che l’imperatore la trovò così buona, da risparmiare il territorio da scontri e battaglie.
L’etimologia è tipica della parlata piacentina dove chisola intende comunemente la focaccia. Quella classica è base di farina, lievito e strutto e poi cotta al forno. Esistono anche versioni di dimensioni più piccole fritte nello strutto e prive di lievito, i chisoli. Mi raccomando, non confondere la chisola con l’omonimo dolce di Brescia.